
Che il referendum del 17 Aprile fosse un problema per i grandi industriali e per le lobby del petrolio lo sapevamo tutti.
Che sarebbe stato complesso sfidare i gruppi di interesse, le grandi imprese e gli interessi economici di chi si arricchisce sulla pelle delle nostre terre, dei nostri mari e sulle nostre vite, in generale, ce lo aspettavamo.
Che i comitati a favore del NO invitino i cittadini a non votare perché il quorum non sia raggiunto, per quanto profondamente scorretto, è comprensibile: il fronte del SI è quello della cittadinanza, della società civile, della maggioranza di questo paese che ha ben pochi strumenti con cui prendere voce, a differenza di una minoranza nettissima che, con una vittoria del NO, si arricchirebbe ulteriormente. Meglio che la consultazione vada a vuoto, meglio che la maggioranza non riesca affatto a prendere voce.
Ce lo aspettavamo, per quanto sia squallido invitare i cittadini a rinunciare a un diritto democratico.
Quello che proprio è inaccettabile, invece, è che un grande partito, un partito che vorrebbe essere di massa, un partito che nel proprio nome conserva l’aggettivo “Democratico”, inviti a boicottare l’esercizio dello strumento di democrazia per eccellenza: la consultazione diretta.
E ancora più inaccettabile è il fatto che lo stesso partito, che dice di chiamarsi “Democratico” e che chiede di rinunciare alla democrazia, sia lo stesso partito che governa questo paese. Perché è questo che sta accadendo: il governo di questo paese ha ufficialmente preso posizione a favore dell’astensione al referendum.
Invitare all’astensione, in un Paese dove ci avviciniamo tragicamente alla soglia del 50% di astenuti alle elezioni, è una pratica da apprendisti stregoni: sarà lo stesso Partito Democratico , e noi tutti, a subire le conseguenze di questa deriva che legittima le pulsioni anti-politiche del Paese.
Questo, soprattutto questo, dovrebbe farci riflettere.
E attivare.
E andare a votare in massa.
Il 17 Aprile faremo una cosa importantissima: ci riapproprieremo di un aggettivo.
Il 17 Aprile daremo una lezione su cosa è realmente “Democratico”.
Il 17 aprile andremo in massa a votare SI al referendum per la difesa dei nostri mari, delle nostre coste, della nostra idea di sviluppo energetico, e pure per quella della nostra lingua, che oggi il governo sta miseramente tradendo.