
Il 17 Aprile si vota per bloccare i permessi di trivellazioni a mare entro le 12 miglia marine dalla costa. Il referendum, boicottato dal governo Renzi con tutti i mezzi a sua disposizione, è uno strumento di partecipazione popolare che tutti dobbiamo poter utilizzare non soltanto per impedire alle lobbies del petrolio e alle istituzioni che li proteggono di devastare i nostri mari e territori ma anche e soprattutto per imporreuna direzione politica precisa in materia di modello energetico e di sviluppo. E’ evidente infatti che chi oggi si schiera per il no o invita all’astensione lo fa illudondosi delle potenzialità di un modello di crescita fondato sul petrolio e le energie fossili che si è dimostrato dannoso e fallimentare nei territori che ne sono stato laboratorio di sperimentazione, come la Basilicata. Il caso lucano ci dimostra che lì dove si è investito per costruire uno dei più grandi giacimenti petroliferi d’Europa più che rilanciare una regione del Sud la si è condannata al suo destino di subalternità, affossando una terra ricca per le sue bellezze e i prodotti alimentari.
In Basilicata si estrae l’80% del greggio italiano, tra attività di ricerca e estrazione già in vigore e richieste in attesa di approvazione ministeriale oltre la metà del territorio è interessato dagli appetiti dei petrolieri. È inoltre presente il più grande centro di raffinazione d’Europa (Centro Oli di Viggiano), del quale è previsto un ulteriore ampliamento. Questo focus serve per dare conto delle conseguenze già documentate sul territorio. In cambio di qualche milione di euro di royalty sono scientificamente riscontrati: inquinamento delle acque del bacino del Pertusillo (bacino idrico potabile che rifornisce anche l’acquedotto pugliese), inquinamento di terreni dediti a pascolo e agricoltura, emissioni pericolose nei pressi del centro oli di Viggiano e un aumento consistente dei casi di cancro e malattie cardiocircolatorie tra gli abitanti dell’area. La Basilicata, spesso definita dalla narrazione dominante come “il Texas d’Italia” o “la Basilicata Saudita”, in realtà rimane tra le regioni più povere d’Italia, con le sue attività tradizionali (agricoltura e allevamento) minacciate e in parte già compromesse dalle attività petrolifere.
Ne parliamo con:
Camilla Nigro, WWF Val D’Agri
Enzo Alliegro, docente dell’Università Federico II di Napoli, autore de Il totem nero. Petrolio, sviluppo e conflitti in Basilicata.
Da alcuni invocato ed osannato, da altri temuto e contestato, il petrolio si è eretto quale “totem nero” nei paesini lucani, sorta di icona ambigua che attrae e che al tempo stesso respinge, simbolo di vita e di morte, di palingenesi comunitaria come di apocalisse identitaria. Il libro analizza le aspettative e le visioni di sviluppo prodotte da tale evento. Particolare attenzione è dedicata ai comitati territoriali e alle associazioni di protesta quali forme di opposizione sui territori.
INFORMATI E ATTIVATI PER FERMARE LE TRIVELLE – VOTA SI IL 17 APRILE