Sul referendum del prossimo 17 aprile, il fronte del no e dell’astensione continua a mettere in giro dati e ragionamenti falsi e fuorvianti che nascondono il vero cuore del problema e l’oggetto della consultazione referendaria. Tutti sull’attenti a difendere le fonti fossili strumentalizzando il vero tema e non difendendo realmente gli interessi dei cittadini e dei lavoratori.
Nessuno dice con chiarezza che il quesito referendario ha l’obiettivo di cancellare un vero e proprio condono fatto con la modifica normativa voluta dal governo Renzi a dicembre 2015, che consente alle società petrolifere, che hanno titoli abilitativi entro le dodici miglia marine, di continuare a ricercare ed estrarre idrocarburi (gas e/o petrolio) a tempo indeterminato. Prima di questa modifica le regole erano ben diverse e tutte le concessioni avevano una scadenza concordata all’atto della firma. Come d’altra parte dispone la norma ogni qual volta che si dà in uso, ad una società privata, un bene di proprietà dello stato, che si tratti di idrocarburi, acqua, spiagge o suolo. E come si prevede nel caso delle piattaforme petrolifere e dei permessi di ricerca oltre le dodici miglia marine o sulla terraferma.